L’Unione Europea punta sulla Physical Internet (PI), un modello lanciato da un accademico canadese che prevede di mutuare nel mondo fisico della logistica e del trasporto merci la logica dei flussi di pacchetti di informazioni che ha permesso a Internet di diventare un fenomeno di massa. Una delle realtà italiane più avanzate in questo settore è New Generation Sensors (NGS), azienda di Pisa e nuovo socio di CISCo, specializzata nell’Internet delle cose o IoT (Internet of things).

NGS è entrata nel settore della logistica partecipando al programma europeo Iconet, uno dei progetti con cui l’Unione Europea sta cercando di implementare la Physical Internet. E proprio il nuovo interesse per il settore ha spinto la società a associarsi a CISCo. Il Centro internazionale studi container è visto come soggetto italiano di riferimento per lo sviluppo di standard digitali nella logistica.

Come è nata NGS e che cosa fa?

«NGS – risponde Alessandro Vaglini, chief business officer di NGS – è nata nel 2015 come spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con l’obiettivo di sviluppare sistemi e soluzioni nell’ambito dell’Internet delle cose. La collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna continua tutt’oggi. L’IoT si basa sul principio che i macchinari sono nodi della rete con cui si può dialogare, comunicando nei due versi. Nel nostro caso ci occupiamo, tra gli altri, di sensori per la manutenzione predittiva di macchinari elettrici. I sensori generano un traffico di dati che noi raccogliamo, elaboriamo e da cui generiamo messaggi che possono attivare un segnale di allarme. NGS è presente su tutta la linea, dal sensore al gateway alla piattaforma cloud con algoritmi per il machine learning e intelligenza artificiale, sia con hardware sia con software. Il sistema permette di anticipare i guasti rendendo possibile pianificare gli interventi di manutenzione e ridurre i fermo macchina».

IMG_9115

Intervento di Alessandro Vaglini a Intermodal Europe 2019 ad Amburgo

Come siete arrivati al mondo della logistica?

«Siamo entrati nel progetto Iconet del programma europeo di ricerca Horizon 2020. Il progetto si prefigge la realizzazione della cosiddetta Physical Internet (P.I.), un concetto elaborato dal professore canadese Benoit Montreuil e fatto proprio dalla Commissione europea».

Che cosa prevede la P.I.?

«La vera Internet si è affermata in tutto il mondo grazie al fatto che sposta informazioni in maniera efficiente, incapsulando i messaggi in “pacchetti” telematici. Allo stesso modo si può portare la logica dei pacchetti di informazioni, che è alla base di Internet, anche nel mondo della logistica, per ottimizzare costi e emissioni inquinanti. In modo analogo a Internet, anche nei container si incapsula e si trasporta merce. La Physical Internet studia come applicare la logica di Internet alla gestione della logistica e di conseguenza ai container».

Può fare un esempio?

«Si utilizzano concetti che esistono già nel groupage o nel trasporto via nave, ma fornendoli di una costruzione razionale che gli fa fare un passo ulteriore. Come esempio dei benefici complessivi ottenibili con l’introduzione dei concetti di P.I. si può considerare lo studio fatto sulla rete logistica francese di due dei maggiori gruppi retailer locali. Si parte da una rete di trasporto con una rete di linee che coprono tutto il territorio francese in maniera disordinata. Quello che è stato fatto è dare una razionalizzazione alla rete dando una gerarchia ai nodi a livello provinciale, regionale, nazionale. Raggruppando i nodi si possono raggruppare le spedizioni. La sperimentazione ha portato miglioramenti significativi, fino al 26% di riduzione dei costi e sensibile riduzione delle emissioni».

Che ruolo ha l’Unione Europea?

«L’UE ha recepito l’idea di P.I. e cerca di renderla disponibile. Ha avviato una serie di progetti e Iconet è uno di questi. Il progetto Iconet si propone come la prima realizzazione di una P.I. in Europa. NGS partecipa sviluppando soluzioni per mettere sensori e sistemi di tracciabilità sui container, elaborare i dati in cloud e renderli disponibili agli utenti. Rispetto alla nostra attività tradizionale cambia il fatto che i sensori non sono più fermi in uno stabilimento, ma si muovono coi container. Quindi non sono alimentati dalla rete e non sempre sono coperti dalla rete cellulare».

Quando produrrete un risultato concreto?

«Siamo partiti lo scorso anno e entro Natale installeremo i primi tracker e sensori per monitorare le spedizioni via container del gruppo Procter&Gamble, anch’esso partner del progetto Iconet. Altre realtà simili alla nostra sono partite prima di noi, ma hanno limitato la loro attività alla raccolta dei dati. Per noi invece i dati vanno utilizzati in maniera più complessa. L’impressione è che nel mondo della logistica la programmazione sia ancora in gran parte frutto di lavoro personale, basato quindi sull’esperienza personale. La P.I. cerca di portare razionalizzazione, con algoritmi che attingono ai dati più aggiornati provenienti da una grande quantità di fonti contemporaneamente, come a esempio previsioni del tempo e previsioni del traffico. Il nostro lavoro avviene in questo contesto. L’obiettivo di NGS è quello di monitorare i container interi, ma anche di iniziare a pensare di monitorare i singoli pallet che possono viaggiare all’interno del container. Inoltre abbiamo la capacità di fare monitoraggio e manutenzione predittiva sui motori dei container reefer, aiutando a evitare ad esempio che si verifichino rotture quando questi sono già a bordo delle navi».

Con chi potrebbe collaborare NGS? 

«Con aziende interessate a monitorare i container quali spedizionieri e aziende proprietarie di container. Di interesse sono anche le compagnie di assicurazione. Le assicurazioni, in particolare, potrebbero essere molto interessate ai dati generati dai sistemi di monitoraggio. Si pensi ad esempio a sinistri e situazioni in cui all’apertura del container a destinazione si trovano le merci collassate. Attraverso i dati del sistema di monitoraggio si potrebbe risalire al momento e luogo dove il container ha subito movimenti al di fuori della norma anche controllando i dati degli accelerometri».

Perché avete aderito a CISCo?

«Nel nostro lavoro è importante la standardizzazione dei linguaggi attraverso i diversi anelli della catena logistica. E’ importante non soltanto creare standard, ma anche mettersi d’accordo su quali utilizzare, cercando standard comuni, come è avvenuto, in un altro campo, con il GSM a livello mondiale in ambito telecomunicazioni nei primi anni 2000. Le grandi compagnie di navigazione che hanno costituito la Digital Container Shipping Association (DCSA) vanno in quella direzione. Probabilmente il settore sente il fiato sul collo di Amazon. Il modello di Amazon è che il cliente ordina e riceve il giorno dopo. Non trovando risposte adeguate dagli operatori della logistica per attuare questo modello il fondatore, Jeff Bezos, ha da tempo deciso di fare da sé. E Amazon non è l’unica. La Commissione europea, per non restare schiacciata fra Amazon e la Cina, porta avanti diversi progetti, uno di questi è la P.I.. L’adesione a CISCo consente a NGS di mettere a disposizione le proprie competenze e di entrare in contatto con altre realtà del settore. Siamo arrivati a CISCo grazie allo stretto rapporto che ha con Bic (Bureau international des containers), proprio cercando gruppi che si occupassero di standardizzazione. All’interno della P.I., si può dire per analogia che il ruolo di CISCo è quello del “physical router”. Il successo di Internet è stato costruito passo per passo e poi è esploso. Nella logistica si fatica a introdurre questi concetti, ma il settore va in questa direzione, cioè che tutti parlino un linguaggio comune. Con l’avvento della P.I. si apre uno scenario che crea opportunità nuove, c’è spazio per nuovi business model».