Hartmann (VDR): «è prevedibile che importanti segmenti della flotta mercantile tedesca siano a rischio di sopravvivenza»
Il notevole impatto negativo che gli effetti della pandemia di Covid-19 stanno avendo sul settore del trasporto marittimo dell’UE, evidenziato dall’associazione armatoriale europea ECSA ( del 19 maggio 2020), non risparmia la Germania che, con una flotta costituita al 31 dicembre scorso da 2.140 navi per 52,8 milioni di tonnellate di stazza lorda, rappresenta il 5% circa della flotta mercantile mondiale. Lo ha confermato l’associazione armatoriale tedesca Verband Deutscher Reeder (VDR) che, come l’ECSA, ha condotto uno specifico sondaggio tra i propri associati per valutare l’impatto della crisi al quale hanno partecipato 50 società armatoriali, tra cui quasi tutte le 30 maggiori aziende del settore.
L’indagine – ha spiegato il presidente della VDR, Alfred Hartmann – ha confermato che «i comparti dei traghetti e delle crociere sono stati immediatamente e notevolmente colpiti dalle conseguenze della pandemia» e – ha precisato – l’indagine «costituisce un’istantanea dello stato dei primi mesi. Alla luce della prevedibile crisi del commercio mondiale – ha osservato Hartmann – la situazione del mercato per il trasporto marittimo dovrebbe peggiorare ulteriormente».
Il sondaggio ha rivelato che nei mesi di marzo e aprile scorsi i ricavi registrati globalmente dalle compagnie sono risultati in calo mediamente del 30-40% rispetto agli stessi mesi del 2019 e che il 44% delle società armatoriali registra già un significativo deterioramento della propria liquidità.
Inoltre l’indagine ha evidenziato che gli armatori tedeschi hanno reso noto che le rate di noleggio delle navi in tutti i segmenti dello shipping stanno diminuendo, in alcuni casi sino al 40%, e hanno specificato che nei prossimi mesi è previsto un ulteriore calo. Inoltre a livello mondiale il numero di navi non operative è salito a quasi 500 unità, quota che è già ora la più elevata di tutti i tempi, e che la quota più consistente di navi non utilizzate è relativa al segmento delle portacontainer nel quale – ha ricordato la VDR – le compagnie armatoriali tedesche sono particolarmente presenti sia come compagnie di navigazione che operano servizi di linea sia come noleggiatrici di navi.
Il presidente della VDR ha avvertito che, alla luce di questa situazione, «è prevedibile che importanti segmenti della flotta mercantile tedesca siano a rischio di sopravvivenza». Hartmann ha paragonato l’attuale crisi determinata dalla pandemia a quella finanziaria del 2008/2009, ammonendo che la prima rischia di essere molto più grave della seconda. Dalla crisi del 2008/2009 – ha spiegato – «abbiamo perso 1.500 navi all’estero, pari ad un terzo della flotta tedesca. Se la produzione e il consumo a livello globale non risaliranno rapidamente – ha affermato Hartmann – le conseguenze della pandemia potrebbero essere molto più gravi di quelle della crisi finanziaria. Se poi perdessimo un altro terzo della flotta tedesca, sarebbero in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro. Inoltre gli approvvigionamenti della Germania, che è leader mondiale nelle esportazioni, sarebbero sempre più dipendenti da compagnie di navigazione influenzate o sotto controllo di Stati esteri. L’esperienza dell’emergenza coronavirus – ha rilevato il presidente degli armatori tedeschi – ci insegna a non aumentare ulteriormente questa dipendenza».
Diversamente dal sondaggio realizzato dall’associazione armatoriale europea, relativamente all’impatto della crisi sanitaria sull’occupazione nello shipping il sondaggio condotto dalla VDR ha rimarcato, quale elemento positivo, che sinora oltre il 90% delle compagnie armatoriali tedesche non hanno pianificato licenziamenti né sono stati ridotti i programmi di formazione del personale. «Nonostante la crisi – ha sottolineato Hartmann – le compagnie marittime sono ancora impegnate nei confronti della prossima generazione. Tutte cercano di mantenere i propri dipendenti e quindi il loro know-how marittimo. Il fatto che si possa continuare a farlo – ha concluso – dipende da quanto ampia sarà la disponibilità di programmi di supporto e assistenza nel corso di questa grave crisi».

 

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