La pandemia ha interrotto il trend positivo in atto dal 2010
Non succedeva dal 2009, quando la crisi finanziaria globale aveva causato una contrazione del -8,5% del traffico dei container movimentato dai porti mondiali che era risultato pari a 472,2 milioni di teu. Il trend positivo del volume di carichi containerizzati movimentati dagli scali portuali si è interrotto nuovamente nel 2020, a causa dell’impatto sulle attività economiche e sociali della pandemia di Covid-19. Lo scorso anno, infatti – ha reso noto oggi la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo presentando gli ultimi dati sui flussi containerizzati via mare – il traffico complessivo è ammontato a 815,6 milioni di teu, con una flessione del -1,2% rispetto a 825,3 milioni di teu nel 2019.
Tra le nazioni i cui porti nel 2020 hanno movimentato un volume di traffico superiore a cinque milioni di teu, a registrare i più consistenti incrementi percentuali rispetto al 2019 sono risultati essere il Marocco con 7,0 milioni di teu (+15,0%), il Vietnam com 14,6 milioni di teu (+7,0%), l’Arabia Saudita con 9,4 milioni di teu (+5,5%) e Panama con 15,3 milioni di teu (+5,0%). A totalizzare invece le più rilevanti riduzioni dei volumi di traffico dei container movimentati dai porti nazionali sono stati Regno Unito con 8,7 milioni di teu (-15,0%), Filippine con 7,5 milioni di teu (-14,9%), Francia con 5,1 milioni di teu (-13,0%), Sud Africa con 4,0 milioni di teu (-12,3%), Canada con 6,2 milioni di teu (-10,2%), Messico con 6,4 milioni di teu (-9,2%) e Germania con 18,0 milioni di teu (-8,0%). In Italia, con 9,8 milioni di teu movimentati, il calo sul 2019 è stato del -3,2%.

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24 novembre 2021