
Quali sono le criticità del mondo dei trasporti?
Lo sviluppo sempre crescente nel settore del trasporto su strada, è accompagnato da ben note difficoltà, quali l’aumento dei carburanti, margini economici sempre più ristretti, una concorrenza aggressiva e talvolta priva di scrupoli, richieste di tempi sempre più contenuti per la consegna delle merci e, soprattutto, difficoltà di reperire manodopera qualificata e altamente affidabile: in particolare, quest’ultimo aspetto spesso costringe i “padroncini” o le aziende proprietarie di automezzi a ricorrere a personale improvvisato e, per un’alta percentuale, straniero, non sempre consapevole e rispettoso delle norme vigenti. I fatti che quotidianamente accadono nel mondo dei trasporti, sotto il profilo della security sono, per le trazioni a medio e lungo raggio, su strade o autostrade: furti su automezzi in sosta con frequenti tagli dei teloni; furto dell’automezzo finalizzato all’asportazione del carico; rapine con asportazione dell’intero carico; per il trasporto a breve raggio o nelle città: furto dell’automezzo con asportazione del’intero carico; rapine con minacce e talvolta violenze agli autisti; furto di parte del carico durante la sosta per la distribuzione. In questa casistica, molto semplificata, vi è in alcuni casi la superficialità degli stessi autisti, che, ad esempio, effettuano soste in aree isolate o sconsigliate, percorsi alternativi non previsti o in aree geografiche ad alto rischio, non adottano opportuni sistemi di sicurezza, quali, primo fra tutti, i sistemi satellitari (se collegati con aziende serie e collaudate) o la semplice chiusura del portellone di carico durante le consegne. Vale però la pena sottolineare che spesso vi è superficialità o imprudenza, ma talvolta grave connivenza che frutta molto poco, ma che rivela, al di là del furto stesso, una totale assenza di scrupoli verso un collega o un datore di lavoro.
Che ruolo può svolgere la tecnologia?
La tecnologia dà oggi una grossa mano nella gestione della movimentazione delle merci e nel controllo delle stesse, anche se inevitabilmente può rallentare l’operatività, sia perché non tutti i passaggi possono essere eseguiti con quei sistemi, sia per l’insufficiente preparazione degli addetti, sia, infine, perché il campo tecnologico è ben lungi dall’essere perfetto. Molti sono i sistemi di nuova generazione introdotti, quali la robotizzazione, l’uso dei lettori ottici, catene di distribuzione semiautomatiche, tunnel di controllo sulle porte di carico, ed altro, tutti destinati alla velocizzazione del ciclo e al controllo delle merci, per ridurre i tempi sia operativi che burocratici, le percentuali di errori e il numero, in genere rilevante, delle mancanze. Ovviamente in un sistema così complesso ha un posto sempre più importante il fattore sicurezza: la casistica dei fatti che accadono è suddivisibile sopratutto in due ordini: furti o rapine perpetrate dall’esterno; mancanze che si verificano all’interno sulle merci in giacenza. I depositi, infatti, sono veri forzieri ove transitano merci di minor valore e quindi poco appetibili, ma anche merci di medio-alto valore che servono a alimentare il mercato clandestino sempre più fiorente. Anche in questo caso il ricorso a tecnologie più evolute è diventato una necessità inderogabile, ma non sufficiente. A realizzare un sistema di sicurezza efficiente concorrono più fattori, quali la qualità delle attrezzature, l’integrazione fra i sistemi, l’uso di supervisori che permetto a sistemi diversi di dialogare, il collegamento a istituti di vigilanza realmente efficienti, specie per gli impianti Tvcc (video a circuito chiuso), e soprattutto a monte un progetto di sicurezza, forte di valutazioni non solo tecnologiche, ma frutto di esperienza e preparazione di security.
Oggi la clientela richiede puntualità, riduzione dei tempi, integrità delle merci, ma vuole anche la certezza che le stesse giungano a destinazione, per cui, se il problema della sicurezza riveste un ruolo così importante, perché non viene affrontato e, se possibile, risolto?
L’uso di tecnologie sempre più avanzate e sofisticate, metodologie di lavoro più moderne e adeguate possono ottimizzare le risorse ed un offrire un servizio sempre più rispondete alle richieste del mercato, ma fare security è soprattutto sviluppare una “cultura della sicurezza”, avere, cioè, la profonda convinzione che essa sia fattore di sviluppo, che non si può improvvisare e non può essere affrontata da chi ha solo una competenza tecnologica o ce l’ha addirittura in settori affini o, ancor peggio, con il sistema del “fai da te”.

