L’unica strada percorribile per la compagnia di navigazione sudcoreana sembra essere quella dell’amministrazione controllata

Se in questi ultimi mesi l’assommarsi di incognite avevano reso imprevedibile il futuro della Hanjin Shipping, oggi le nebbie si sono diradate e sembra che ci sia una sola strada che la compagnia di navigazione sudcoreana può percorrere: quella di presentare al tribunale un’istanza per essere posta in amministrazione controllata. Dopo mesi di incertezza, infatti, oggi il principale creditore della società ha annunciato che non sosterrà il piano di ristrutturazione dell’azienda presentato da Hanjin Shipping.
A nulla sembrano valse le iniziative per migliorare le prospettive economiche aziendali che hanno portato Hanjin Shipping a concordare con alcuni istituti bancari esteri il prolungamento della durata dei prestiti e con i proprietari delle navi noleggiate dalla compagnia un adeguamento delle rate di nolo alla situazione finanziaria di Hanjin Shipping e alle condizioni del mercato del trasporto marittimo dei container che sta attraversando una fase estremamente negativa.
Al principale creditore della compagnia, la Korea Development Bank (KDB), che vanta un’esposizione creditizia pari a 660 miliardi di won, queste ed altre misure proposte o attuate da Hanjin Shipping e illustrate nell’ultima versione del piano di ristrutturazione presentato ai creditori non appaiono sufficienti per un risanamento dei conti. Da tempo KDB chiede al presidente e aministratore delegato della compagnia di nvigazione, Cho Yang-ho, un maggiore contributo finanziario. La novità, estremamente negativa per Hanjin Shipping, è che oggi Korea Development Bank ha annunciato che non concederà un ulteriore sostegno alla compagnia, che da alcuni mesi è alle prese con una grave crisi di liquidità.
L’indebitamento netto della compagnia sudcoreana al 30 giugno scorso ammontava a 6.100 miliardi di won (5,4 miliardi di dollari).

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