Nell’ambito di
un’inchiesta internazionale su un giro di fatture false per circa 100 milioni
di euro, sono finiti anche gli armatori Alfredo, Federica e Giovanni Barbaro,
con le ipotesi di reato di riciclaggio, frode fiscale e uso di false fatture.
L’inchiesta è coordinata dall’autorità giudiziaria olandese e coinvolge società
di vari Paesi europei. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe evaso imposte per
oltre 20 milioni di euro. Con una nota scritta, gli armatori rivendicano la
correttezza del loro operato. “La Pietro Barbaro – scrivono – in attività da
due secoli, è totalmente estranea ai fatti contestati dalla Procura di Palermo.
L’attività imprenditoriale dell’intero gruppo Barbaro si è sempre svolta nel
pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità. La società è
assolutamente tranquilla in ordine alle indagini in corso, cui ha prestato la
massima collaborazione e fiduciosa nell’operato degli organi inquirenti. In
particolare, con riferimento alla vendita nel 2004 delle sei navi in
costruzione in Corea alla società Minerva, regolarmente consegnate e ancora
oggi operative, qualsiasi sospetto è infondato perché si tratta di regolare
cessione di contratti di costruzione, con la più ampia e trasparente
documentazione a supporto”. L’inchiesta è partita dall’Olanda dove è stata
scoperta una società che «vendeva» false fatture ad aziende di tutta
Europa – 12 solo in Italia – e, in cambio intascava percentuali sui rimborsi
fiscali e sulle somme evase dagli acquirenti.