Nel corso del workshop sul Porto Vecchio. Marina Monassi, presidente del Porto di Trieste, ha reso noto che la Corte dei Conti ha registrato la delibera del Cipe che finanzia la Piattaforma Logistica, proprio mentre gli attori del riuso del Porto Vecchio erano riuniti per fare il punto sulle concessioni. Ne è uscito un protocollo sottoposto a tutti gli attori pubblici e ai concessionari che stabilisce una serie di priorità e innanzitutto, ha rilevato Monassi “la condivisione unanime di chiedere al Governo italiano, in questo momento di crisi, non finanziamenti ma quanto a noi già spettante per lasciarci lavorare e crescere. Con le amministrazioni quest’oggi abbiamo fissato un crono programma e già martedì ci si ritrova per lavorare assieme”. Il Porto Vecchio di Trieste si sviluppa su una superficie di quasi 700.000 metri quadrati con volumi di oltre un milione di metri cubi di edifici e magazzini di grande pregio architettonico. Negli ultimi quindici anni il Porto Vecchio è stato caratterizzato da una profonda trasformazione. Le attività portuali che si sviluppavano in tale ambito si sono ridotte progressivamente in modo considerevole, trasferite nella maggiore parte dei casi in altre zone portuali dotate di infrastrutture più idonee all’operatività. In netta controtendenza operativa è invece la concessione dell’Adria Terminal che opera sfruttando maggiormente i collegamenti marittimi sia in fase di sbarco che di reimbarco delle merci (piccolo cabotaggio) e che ha raggiunto notevoli risultati (circa un milione di tonnellate annue) principalmente nella movimentazione delle merci riferite al settore dei prodotti metallici (bramme di acciaio e metalli non ferrosi). Altra realtà importante è quella del Molo IV dedicato, a seguito della ristrutturazione del magazzino 1, ai collegamenti marittimi regionali ed in generale alle attività del terminal passeggeri. In ragione della necessità di riconvertire l’area del Porto Vecchio, è stata elaborata ed approvata già nel 2008 la variante al Piano Regolatore Portuale per l’ambito del Porto Vecchio che prevede di insediare in tale area oltre le attività di tipo portuale commerciale già esistenti anche quelle di portualità allargata, quali la nautica da diporto e servizi annessi, l’attività direzionale, commerciale ricettiva ed espositiva.