L’Operacion Emperador sta gettando un’ombra sull’efficienza delle dogane spagnole. L’operazione di polizia ha portato in Spagna all’arresto di cittadini soprattutto cinesi e spagnoli con l’accusa di riciclaggio di denaro della mafia cinese. Secondo la polizia, attraverso il porto di Valencia sono transitati negli ultimi dieci anni circa 150 container al mese di merce che veniva fatturata a meno di un quarto del proprio valore. Anche il porto di Barcellona è stato coinvolto nell’inchiesta. La merce andava poi a perdersi all’interno della zona industriale di Cobo Calleja, che il quotidiano “El Pais” definisce “un territorio inespugnabile in cui la polizia osava entrare solamente di quando in quando”. La differenza fra il valore dichiarato e quello effettivamente pagato veniva versata in nero e il denaro, in contanti, tornava in Cina per la stessa via, nascosta nei container che partivano dai grandi terminal spagnoli. “Sapere che questa nuova rete di mafia – conclude “El Pais” – mandava il denaro fino in Cina nel modo più grossolano, con camion e navi, è un altro fatto inquietante. Non quadra assolutamente con quello che ci si dovrebbe aspettare da un paese europeo presumibilmente ben organizzato”. Su novanta dipendenti della Dogana a Valencia, solamente trenta funzionari sarebbero addetti al controllo delle frodi fiscali e dei documenti di circa 4 milioni di contenitori ogni anno.
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