Confetra, la confederazione
dei committenti dell'autotrasporto si è associata al ricorso presentato al Tar
del Lazio contro la delibera dell'Osservatorio che fissa i costi minimi. Un
primo verdetto è atteso per domani, venerdì 13 gennaio. Confetra ha impugnato
davanti al Tar del Lazio le delibere dell'Osservatorio, seguendo un'analoga
iniziativa avviata da Confindustria e di alcune compagnie petrolifere. Il
ricorso è stato notificato anche all'Antitrust, col fine di sollecitarne
l'intervento nell'abito dell'azione giudiziaria. Insieme a Confetra, hanno
firmato il ricorso alcune associazioni di categoria: Fedespedi, Assologistica,
Fisi, Anama, Assoferr e Federagenti. Quest'ultima aderisce a Confcommercio, cui
partecipa anche Conftrasporto, l'associazione degli autotrasportatori che, da
parte sua, difende i costi minimi ed ha indetto un fermo nazionale
dell'autotrasporto dal 23 al 27 gennaio 2012 (appoggiato dalla stessa
Confcommercio). Secondo Confetra il ricorso ha soprattutto sollevato questioni
d'incostituzionalità e violazione delle norme comunitarie sulla libertà di
concorrenza, relativamente a tutto l'impianto normativo di cui all'articolo
83bis della Legge 133/2008. Con una lettera scritta direttamente al Presidente
Monti, il presidente di Confetra, Fausto Forti, indica una serie d'interventi
per il “rilancio del sistema logistico italiano”, che rappresenta il 7,5% del
Pil. Le ricette sono “semplici, a portata di mano e senza costi finanziari
aggiuntivi”. Forti chiede al Presidente del Consiglio anche un incontro “Al fine
di poter avviare un confronto costruttivo su questi fondamentali temi di
politica dei trasporti”. L'elenco delle proposte è diviso per tipologie. Per quanto riguarda l'autotrasporto,
Confetra afferma che tre elementi “hanno reso questa modalità ingessata ed
incapace di evolvere verso assetti più efficienti e competitivi”. Essi sono la
contribuzione “assistenziale a pioggia”, i costi della sicurezza (che
sarebbero, secondo Forti, “tariffe minime obbligatorie mascherate”) e obblighi
cartacei “anacronistici” (come la scheda di trasporto). Per quanto riguarda il trasporto marittimo, Confetra rileva
una “mancanza di programmazione sui porti strategici”, che ha bloccato gli
investimenti nella portualità, mentre nello stesso tempo “si è scoraggiato il
terminalismo privato”, attraverso concessioni troppo brevi e “oneri
ingiustificati” su alcuni servizi tecnico-nautici obbligatori. Nel trasporto
ferroviario, Confetra rileva “il ritiro progressivo di Trenitalia dal cargo”,
che non è stato programmato né accompagnato da misure a sostegno dei vettori
alternativi. Ciò ha portato “gravi ripercussioni su tutto il sistema logistico
nazionale”. Un capitolo è dedicato alle Dogane, dove l'attivazione dello
Sportello Unico Doganale “richiederà anni per diventare sostanziale”. Forti
rileva che oggi le Dogane italiane “non riescono a competere con quelle del
Nord Europa, sia per un eccesso di zelo nei controlli fisici della merce, sia
soprattutto per l'handicap dell'orario degli impiegati dello Stato, che
impedisce al servizio doganale di essere operativo 24 ore, sette giorni su
sette, come avviene nei principali Paesi europei”. Nell'ambito delle spedizioni,
Confetra contesta la direttiva sul controllo delle transazioni con i Paesi
inclusi nella black list, che appesantisce “enormemente” la gestione dei
contratti con compagnie di primaria importanza, richiedendo informazioni che
sono già in possesso alla Pubblica Amministrazione.