Stimati oltre 9,5 miliardi di euro di valore aggiunto e 122.200 unità di lavoro

Secondo uno studio curato dal raggruppamento formato da Nomisma-Prometeia-Tema per conto dell’Autorità Portuale di Genova, che è stato presentato oggi presso la sede dell’ente portuale a Palazzo San Giorgio, l’attività del porto del capoluogo ligure genererebbe effetti diretti, indiretti e indotti per oltre 9,5 miliardi di euro di valore aggiunto e creerebbe 122.200 unità di lavoro, valore economico (se trasformato nelle vecchie lire italiane) e dato occupazionale che sorprendentemente risultano rispettivamente circa sei e due volte superiori rispetto a quanto stimato da uno studio del Censis relativamente all’anno 1998 .
Lo studio Nomisma-Prometeia-Tema precisa che per quanto riguarda la sola regione Liguria, emerge una produzione di 10,9 miliardi di euro per 4,6 miliardi di euro di valore aggiunto e un impiego di 54.000 unità di lavoro, per un “peso” a livello regionale della filiera portuale di Genova che è pari al 10,8% del valore aggiunto e all’8,3% dell’occupazione. Relativamente alla sola Città Metropolitana di Genova, gli effetti complessivi per il territorio raggiungono i 3,2 miliardi di euro di valore aggiunto e le 37.000 unità lavorative, ovvero il 12,6% del valore aggiunto e il 9,7% dell’occupazione.
Lo studio rileva come la filiera portuale trattenga al suo interno il 60,9% degli effetti complessivi del porto in termini di valore aggiunto, mentre il restante 39,1% si riverbera nei seguenti settori: attività immobiliari (9,6%), commercio all’ingrosso (3,9%), servizi di alloggio e ristorazione (3,3%), attività di noleggio e leasing (2,1%), servizi finanziari (1,6%), attività di studi di architettura e ingegneria (1,2%), attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative (1,0%) e servizi di investigazione e vigilanza, attività di servizi per edifici e per paesaggio e attività di supporto alle imprese (1,0%).
«È importante considerare – ha confermato Francesco Capobianco, project manager di Nomisma – come, per tutti i dati aggregati, più della metà degli effetti complessivi si riverberi al di fuori dei confini liguri, a dimostrazione della valenza strategica nazionale dell’infrastruttura genovese». In particolare, lo studio evidenzia che a fronte delle 54.000 unità di lavoro liguri, sono attivate dal porto di Genova anche 22.500 unità di lavoro in Lombardia, 13.000 in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna, 5.600 in Toscana, 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni. «È la prima volta – ha precisato Massimo Guagnini, partner di Prometeia – che viene realizzata un’elaborazione attraverso un modello input-output multi regionale che ha permesso di fotografare l’impatto diretto/indiretto/indotto della filiera portuale sia a livello regionale che nazionale».
Inoltre, secondo lo studio, gli effetti complessivi del nuovo Piano Regolatore Portuale definito dall’Autorità Portuale di Genova raggiungeranno i 940 milioni di euro di valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una crescita di 18.000 unità di lavoro (2,8% del totale regionale), il tutto a fronte di un piano di investimenti per circa due miliardi di euro. Il programma di investimenti previsto dal nuovo Piano Regolatore Portuale comporterà un aumento della produzione di circa 6,1 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1,9 miliardi di euro con un aumento occupazionale di 42.000 unità.
«Questo importante studio, che sarà parte integrante della Valutazione Ambientale del Piano Regolatore – ha commentato il direttore Pianificazione e Sviluppo dell’Autorità Portuale, Marco Sanguineri – dà la misura di un patrimonio costruito nel tempo che, per essere preservato e sviluppato, necessita di un impegno costante da parte di tutta la comunità. In questo senso è uno studio che richiama la responsabilità di tutti per lavorare per il futuro del porto».

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