Assologistica ha presentato oggi la propria posizione in merito al Libro Verde sui porti, i trasporti e la logistica proposto alcuni mesi fa dal commissario europeo ai Trasporti, Jacques Barrot, e a cui il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha dato un contributo con la costituzione di un tavolo di lavoro con le organizzazioni rappresentative del settore istituito per raccogliere indicazioni da trasmettere poi in sede comunitaria.

Assologistica ha premesso che è necessario il ritiro della proposta di direttiva sui servizi portuali. «In primo luogo – ha spiegato l’associazione italiana – perché clamorosamente bocciata da tutte le Commissioni parlamentari, in secondo luogo perché potrebbe rivelarsi incongruente con le conclusioni alle quali potrà pervenire l’indagine sui porti e sulla logistica europea che, nella forma di un Libro Verde, è stata promossa dal commissario Barrot».

In merito al Libro Verde promosso dal commissario europeo, Assologistica ritiene che «debba contenere conclusioni attendibili su argomenti vitali per il futuro delle aziende associate e per gli interessi generali del Paese». In particolare – secondo l’associazione – «allo scopo di definire la politica degli investimenti per i prossimi anni è necessario che nel lavoro di redazione del Green Paper si assuma la presenza di nuova offerta di servizi portuali da parte di alcuni dei Paesi di nuova ammissione sia come una opportunità che come un’area da investigare». «Fermi restando infatti i principi di libero mercato e la volontà di incrementare la libera circolazione delle merci – ha rilevato l’associazione – Assologistica ritiene che debbono essere altresì salvaguardati i principi e la pratica della leale competizione. Per questo motivo è opportuno verificare e comparare gli obblighi derivanti da leggi nazionali che determinano costi a carico delle merci in importazione, esportazione e trasbordo nei diversi porti che fanno parte della Comunità. Si menzionano in questo senso gli obblighi derivanti dalle normative di sicurezza (dall’uso dei servizi di ormeggio, pilotaggio, rimorchio, all’applicazione dei codici internazionali IMO) a quelli tipicamente fiscali come le tasse e sovrattasse di ancoraggio a quelli sociali (assicurazione obbligatoria del personale, rispetto delle condizioni minime di sicurezza sociale definite dalla Unione Europea) e a quelli doganali, salvo altri che potessero riscontrarsi rilevanti».

«Allo stesso scopo (leale ed aperta competizione) – ha proseguito Assologistica – è necessario che facciano parte del Green Paper le conclusioni alle quali si dovrebbe pervenire in relazione alle diverse politiche di aiuti di Stato soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture portuali, il cabotaggio navale nei paesi dell’Unione, la navigazione di corto raggio e gli eventuali incentivi dello Stato e/o delle regioni per il suo incremento, gli investimenti e la gestione delle aziende ferroviarie. Fatti salvi i principi di solidarietà interna agli Stati membri, quelli di sussidiarietà e, per alcuni anni, probabilmente anche la possibilità di riallineare qualitativamente l’offerta di infrastrutture portuali e trasportistiche ai migliori standard europei (fase transitoria) si dovrebbe riuscire a definire per il futuro che cosa debba e che cosa non debba essere considerato aiuto di Stato in particolare per quanto riguarda canoni concessori e/o altre forme che titolano un fornitore di servizi a fornirli come servizio pubblico o con regole pubbliche».

«È indispensabile che faccia parte del Green Paper – ha aggiunto Assologistica – una puntuale comparazione sulle regole di salvaguardia ambientale che debbono essere rispettate nei diversi Paesi in occasione della realizzazione di nuove infrastrutture portuali e di trasporto merci. Merita particolare menzione, a questo proposito, e particolare attenzione, il tema degli approfondimenti dei fondali portuali per i quali i porti del Mediterraneo occidentale hanno, in via preliminare, il gap competitivo rappresentato dall’accordo sul cosiddetto Santuario dei Cetacei e gli obblighi che ne derivano. Il costo sia in termini di tempo che di risorse che se ne determina ha assunto, secondo Assologistica, caratteri distorsivi della concorrenza. É inoltre necessario comparare le diverse normative – tra quelle non regolate ancora dall’Unione – relative all’uso del termine “rifiuti”».

«Appare infine importante – ha concluso Assologistica – la conoscenza dell’ammontare e della distribuzione delle risorse destinate dall’Unione negli ultimi cinque anni agli investimenti globali per l’innovazione tecnologica e la disseminazione di buone pratiche nel settore».