Crisi o non crisi, dragaggi o non dragaggi, c’è un porto che lavora bene, e vuole continuare su questa strada. Marittimi, portuali, operatori. Ma c’è anche un settore pubblico, che ai proclami preferisce un’attività fatta di poche parole e molte azioni concrete. Prendiamo la Provincia di Genova: non sarà l’ente perfetto, ma da anni si impegna nella formazione del personale navigante, e ultimamente si è data da fare per portare sotto la Lanterna la prima edizione del Forum delle Guardie costiere del Mediterraneo. Non è cosa da poco: una lunga due giorni (oggi e domani, alla Stazione Marittima) dove ci saranno 70 delegazioni estere da tutto il mondo, 23 nazioni costiere del Mediterraneo e del Mar Nero, alla presenza di 19 Paesi osservatori dell’Unione Europea. Non mancheranno tutte le grandi organizzazioni internazionali marittime, a partire dalle agenzie delle Nazione Unite (Imo) e dell’Unione Europea (Emsa). E infatti ci sarà anche Eftimios Mitropoulos, che per il mondo marittimo è un piccolo Ban Ki Moon.

 

Per parlare di cosa? Ricerca e soccorso, protezione dell’ambiente marino, sicurezza della navigazione, controllo sulla pesca. In questi campi, l’Italia da 10 anni è il primo Paese al mondo. Dati di pochi giorni fa: l’Italia ha confermato ancora una volta il primato per navi straniere trattenute nei porti nazionali in quanto considerate pericolose per l’ambiente, per i passeggeri e gli equipaggi (navi “substandard”, o in termini meno asettici, carrette del mare): delle 1.927 unità straniere (sia mercantili che passeggeri) controllate nei porti nazionali dalla Guardia costiera, ben 224 sono risultate non conformi agli standard di sicurezza e per questo trattenute fino all’eliminazione delle irregolarità accertate. L’attività – nata in seguito a un accordo firmato da 27 Paesi europei per contrastare proprio la proliferazione di carrette del mare – consiste nel visitare almeno il 25 per cento delle navi straniere che approdano nei porti nazionali secondo criteri di priorità determinati dall’età della nave, dalla pericolosità del carico e dagli eventuali precedenti fermi avvenuti in altri porti, assicurando così il controllo delle unità a maggior rischio.

 

Il summit di Genova, se giocato bene, potrà essere anche una grande occasione di promozione e valorizzazione del ruolo della città nelle politiche marittime nazionali e internazionali. L’industria del mare non è fatta solo di navi, banchine e scagni, ma sempre più di radar, sistemi di controllo, tecnologia. Specie in questo momento, in cui i pirati stanno dando sempre più prova della loro organizzazione e spregiudicatezza. E così andrà in scena anche il mondo dell’alta tecnologia – uno dei settori in cui Genova sta cercando di emergere – e dei sistemi più avanzati dell’industria italiana nel campo della ricerca e delle conoscenze marittime e navali, che avrà a disposizione una parte espositiva degli spazi.

«Siamo orgogliosi di accogliere i rappresentanti delle Guardie costiere degli Stati mediterranei, dei Paesi osservatori e delle organizzazioni marittime internazionali – dice Alessandro Repetto – in una città e in un territorio in cui la Provincia con tutte le istituzioni e il mondo marittimo da alcuni anni ha rilanciato e promosso a livello locale, nazionale e internazionale molte iniziative per rafforzare interessi e competenze del cluster marittimo nazionale verso obiettivi di ricerca, innovazione tecnologica e alta formazione, dall’Accademia della Marina Mercantile, la prima in Italia, alla sua divisione internazionale dell’International maritime safety security environment academy che fa di Genova una delle tre accademie al mondo dell’Imo».

 

Il Forum, che si svolge nelle azioni dell’agenda europea dell’Unione per il Mediterraneo, è organizzato dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto insieme ai ministeri degli Affari Esteri e dei Trasporti e Infrastrutture, avrà il supporto logistico della Provincia, (che lo promuove con enti, istituzioni e sponsor tecnici e industriali).

 

(da: avvisatore.ilsecoloxix.it del 06.05.2009)