Nel corso dell’incontro “La forza del mare –  Idee di Governo per l’economia del mare”, organizzato dal Partito Democratico, il Presidente di Confitarma e della Federazione del Mare Paolo d’Amico ha ricordato l’importanza del settore marittimo portuale, sottolineando peraltro come da anni le stesse istanze del cluster rimangano inascoltate con evidenti ripercussioni negative per l’economia del Paese. Fra le varie problematiche sul tappeto, d’Amico ha posto l’accento sull’esigenza di un sistema normativo efficiente e sulle problematiche connesse alle tariffe dei servizi tecnico nautici e alle tasse portuali. “Le regole, per essere efficienti e finalizzate al raggiungimento di obiettivi concreti, devono essere semplificate – ha affermato – da anni abbiamo proposto modifiche normative a costo zero che oltre a facilitare la vita degli operatori, porterebbero vantaggi e risparmi a tutto il sistema”. Riguardo all’intenzione del Pd di ripristinare un Ministero dei Trasporti autonomo all’interno del quale dedicare una specifica attenzione al mare, d’Amico ha affermato che “da tempo Confitarma ha richiamato l’attenzione delle forze politiche sull’esigenza di un organismo dedicato alle numerose e complesse tematiche del mare che oggi purtroppo risultano frammentate e distribuite in tante sedi: abbiamo bisogno di poter parlare con un unico interlocutore che capisca i nostri problemi e con il quale trovare la soluzione migliore”. Il Presidente di Confitarma ha poi ribadito l’opportunità che il controllo delle tariffe portuali resti affidato al Ministero, per evitare che il decentramento faccia prevalere logiche di tipo localistico molto dannose. “Per tutti valga l’esempio del servizio ritiro rifiuti dalle navi che ha dato luogo alla proliferazione di discipline diverse da porto a porto creando un deleterio clima di inaffidabilità tra gli operatori e soprattutto dando luogo a rincari tariffari del tutto ingiustificati e discriminatori a danno degli utenti. E’ bene ricordare – ha sottolineato d’Amico – che i servizi resi alla nave nei porti non sono pagati dalle Autorità portuali ma dalle compagnie di navigazione utenti. Questo è un dato di fatto incontrovertibile!”. d’Amico ha ritenuto quindi opportuno ricordare la posizione di Confitarma riguardo alla liberalizzazione dei servizi tecnico nautici, ribadendo l’esigenza di guardare a tali liberalizzazioni con la necessaria cautela per evitare che la loro pratica applicazione, possa in concreto determinare soluzioni economico-organizzative contrarie agli interessi dell’utenza di tali servizi. In merito alle tasse portuali, che aumentano del 30% dal 6 gennaio 2013 e di un ulteriore 15%, dal 1° gennaio 2014, d’Amico ha sottolineato che “Aumenti di tale portata garantiscono un maggior gettito alle Autorità portuali di circa 65 milioni annui dal 2013 e di ulteriori 33 milioni annui dal 2014, ma impongono sul traffico marittimo e sulle merci imbarcate e sbarcate un pesante fardello che oltre a ridurre ulteriormente il livello di competitività dei nostri porti con il dirottamento dei traffici verso scali esteri, colpisce in particolare le compagnie operanti nel cabotaggio tra porti nazionali”. “La tassa di ancoraggio, che si calcola sulla stazza netta complessiva delle navi, ha subito dal 1993 ad oggi un incremento del 130% a seguito dell’aumento del numero delle navi e della loro stazza media, grazie agli ingenti investimenti effettuati dalle compagnie di navigazione in nuove costruzioni. Inoltre, nello stesso periodo, la tassa portuale, che si calcola sulle tonnellate di merce imbarcata e sbarcata nei porti italiani, ha subito un incremento di circa il 29%. Se si considera che l’indice del costo della vita è aumento del 54,36%, risulta evidente come l’adeguamento delle due tasse sia del tutto ingiustificato dato che il loro gettito, nello stesso periodo, si è di fatto più che adeguato”. “In conclusione, ha affermato d’Amico, non resta che auspicare che le Autorità portuali, con senso di responsabilità e coerentemente con le politiche di contenimento dei costi annunciate da alcuni loro autorevoli esponenti, si avvalgano da subito della facoltà loro concessa di azzerare l’incremento, dando un segnale concreto del loro impegno a rendere più competitivi i nostri scali e che le forze politiche si impegnino tempestivamente, nel corso della prossima legislatura, a rivedere il provvedimento del tutto inopportuno in una fase economica congiunturale così critica.