Tytgat: necessarie misure per accelerare la diffusione di tecnologie verdi e un quadro normativo stabile che incentivi i prime movers e sostenga i loro investimenti

«L’International Maritime Organization (IMO) necessità di una strategia sui gas ad effetto serra più incisiva, che imponga ciò che è tecnicamente fattibile». Lo ha sottolineato Ralf Sören, rappresentante dell’associazione cantieristica europea CESA presso l’IMO in occasione della riunione in corso questa settimana del Comitato per la protezione dell’ambiente marino (MEPC) dell’IMO che è incentrata sulle misure da assumere affinché il trasporto marittimo si conformi alle strategie per la protezione del clima.

A tal proposito, in una nota, le associazioni navalmeccaniche europee CESA e SEA Europe hanno rilevato che il grado di ambizione degli emendamenti proposti alla Convenzione MARPOL, che è l’accordo internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato dalle navi, non sono sufficientemente stringenti e in grado di incentivare il pieno utilizzo del potenziale delle tecnologie innovative per il risparmio energetico e dei combustibili alternativi disponibili.

In particolare, le due associazioni hanno ricordato che i costruttori navali europei hanno già specificato che l’adeguamento delle navi in servizio agli standard per le nuove costruzioni navali è tecnicamente fattibile, ma che i tassi di riduzione degli Energy Efficiency Existing Ship Index (EXXI) proposti non sono all’altezza dello stato dell’arte delle tecnologie navali e inoltre verranno applicati una sola volta.

CESA e SEA Europe hanno inoltre osservato che, in termini di requisiti operativi, non è ancora chiaro il potenziale di riduzione del nuovo Carbon Intensity Indicator (CII), l’indicatore di intensità di carbonio da applicarsi alle unità navali, dato che sinora non sono state sviluppate misure impositive per la verifica e l’applicazione. La conformità agli indici CII ridotti – hanno spiegato le due associazioni cantieristiche – si basa sull’autovalutazione dei piani di gestione piuttosto che su valide misure correttive per le navi che sono al di sotto degli standard. Questo punto debole, se non verrà risolto in occasione della settantacinquesima riunione del MEPC – hanno sottolineato CESA e SEA Europe – condurrà ad una notevole distorsione della concorrenza e svantaggerà dal punto di vista economico sia gli armatori innovatori che le aziende di costruzione navale.

E ciò – hanno evidenziato – ridurrà l’incentivo all’innovazione che è indispensabile per attuare la transizione energetica marittima e per giungere ad un trasporto marittimo a emissioni zero.

Il segretario generale di CESA e SEA Europe, Christophe Tytgat, ha concluso sintetizzando l’istanza delle aziende navalmeccaniche: «i fornitori europei di tecnologie navali – ha puntualizzato – chiedono misure per accelerare la diffusione di tecnologie verdi e un quadro normativo stabile che incentivi i prime movers e sostenga i loro investimenti».

Articolo realizzato da InforMare S.r.l. – Riproduzione riservata