Il primo luglio entrerà in vigore la nuova normativa antiterrorismo in materia di navigazione, preparata dalle Nazioni Unite. Il rischio è però quello della paralisi di qualsiasi attività marittima, sia commerciale che turistica: mancano infatti solo 30 giorni, ma solo il solo 6% dei porti e delle navi del mondo sono in grado di rispettare le norme che si preannunciano estremamente severe e limitative.
L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione marittima internazionale (Imo) dell’Onu, che ha convocato una conferenza sul terrorismo marittimo a Newcastle, in Australia. «Molte navi saranno trattenute», ha detto il segretario generale dell’organizzazione, Efthimios Mitropoulos, quando il primo luglio scatteranno vincoli e controlli estremamente severi su tutte le imbarcazioni.
«La navigazione assicura il 90% del commercio mondiale. Se si dovesse fermare, la metà del mondo morirebbe di fame», ha dichiarato il funzionario, riconoscendo che molti paesi, inclusa l’Australia hanno descritto l’imminente scadenza come non realistica e irrealizzabile. Gli ha fatto eco Dean Summers, coordinatore dell’International Transport Workers Federation, il sindacato internazionale dei trasporti. «È una prospettiva molto reale, e preoccupante; i timori che la navigazione possa venire paralizzata sono fondati perchè la maggior parte dei paesi non hanno realizzato i meccanismi di sicurezza per conformarsi ai nuovi regolamenti». Gli Stati Uniti, che temono un attacco terroristico via mare, hanno indicato che faranno rispettare severamente il codice e si aspettano che le altre nazioni facciano altrettanto. «Se l’Australia è in uno stato di confusione all’avvicinarsi della scadenza del primo luglio, fa paura pensare cosa stia accadendo in paesi meno preparati», ha detto Summers. Al momento, però non è chiaro come verrà affrontata l’eventuale emergenza. Il direttore dell’Authority del porto di Newcastle, Garry Webb, ha detto che i maggiori porti australiani saranno in grado di adeguarsi al codice, ma il timore è che non lo siano le navi che vi entrano. Il presidente della commissione australiana di revisione della navigazione, l’ex ministro dei trasporti Peter Morris, ha poi avvertito che l’attuazione del codice internazionale non basterà a mettere l’Australia al sicuro di attacchi via mare. E ha chiesto al governo di Canberra di affrontare l’annoso problema dei falsi documenti di identità degli equipaggi di compagnie di navigazione straniere.