Scioperi all’orizzonte nei porti italiani: i sindacati sono scontenti del progetto di riforma della legge 84/94 che regola l’attività portuale. Tra i punti più importanti del provvedimento, di cui è relatore Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori Pubblici al Senato, quelli che riguardano l’organizzazione dei servizi, l’assegnazione delle aree demaniali, l’equilibrio tra organi delle Autorità Portuali, la nomina dei presidenti di questi organismi, l’autonomia finanziaria.

 

Il disegno di legge è in lavorazione al Senato, in «commissione ristretta». Nella seconda metà di novembre dovrebbe uscire dalla commissione ristretta e tornare alla commissione Lavori Pubblici. Se ci sarà pieno accordo tra maggioranza e opposizione, potrebbe essere approvato dalla commissione stessa, senza bisogno del passaggio in aula.

 

Ma il calendario dei sindacati è ben diverso. Il 5 novembre si riunirà il coordinamento nazionale unitario delle organizzazioni confederali e se nel frattempo sulla riforma non saranno emerse novità considerate positive, è probabile venga proclamato uno sciopero in tutti i porti della penisola. «La nostra contrarietà – spiega Corrado Cavanna, segretario generale Filt Cgil di Genova – riguarda in primo luogo l’articolo 18, che è un attacco diretto ai diritti del lavoro.

 

La norma sull’“avvalimento” contenuta nell’articolo consente ai terminalisti di avvalersi, oltre che dei propri dipendenti, di personale delle ex compagnie, come la Culmv a Genova e anche di appaltare a società terze una parte del lavoro. In pratica si permette ai titolari delle concessioni di utilizzare chiunque vogliano, anche lavoratori privi di formazione ed esperienza, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero».

 
«Ma noi siamo contrari anche a come sta cambiando il meccanismo di designazione dei presidenti delle Autorità portuali – prosegue Cavanna – Quello adottato finora funziona, dà garanzie di equilibrio, si può migliorare, ma l’ultimo testo del disegno di legge in pratica assegna la nomina dei presidenti al governo: da una parte si parla di federalismo, dall’altra si attua una riforma centralista, che rischia di produrre una figura di presidente con scarsa capacità di interlocuzione sul territorio». Anche i cambiamenti previsti sui rapporti tra presidente e comitato portuale non piacciono ai sindacati.

 

«Va benissimo – dice il segretario della Filt Cgil genovese – cambiare il ruolo del comitato, nessun rimpianto se il comitato non deciderà più sulle procedure amministrative, ma non si può lasciare solo al presidente la facoltà di decidere chi entra e chi non entra in porto. Qui si parla di decisioni del presidente sulle attività in porto della durata di quattro anni più uno. Ci sembra troppo. E poi non si vedono segni di questa autonomia finanziaria di cui tutti parlano, né di una scelta su quali siano le Autorità Portuali strategiche.

 

Noi su questi punti e altri non siamo d’accordo, vorremmo essere ascoltati». Il senatore Grillo, relatore del progetto, punta a una riforma condivisa. «Giusto, ma deve essere condivisa non solo da maggioranza e opposizione, deve esserlo anche dalla parti sociali – conclude Cavanna – Bisogna sentire i sindacati, che non vengono più convocati ormai quasi da un anno, e le associazioni datoriali. Anche loro mi sembra non siano esattamente d’accordo con il testo che si sta preparando».

 

(da: shippingonline.ilsecoloxix.it del 31.10.2009)