Il terminal Sech ingrandirà le proprie gru per poter accogliere portacontainer fino a 10.000 teu di capacità. L’annuncio è stato dato ieri dal presidente del terminal,
Il Sech ha appena firmato il contratto con la società italiana di engineering Omg, che allungherà i bracci delle cinque gru di banchina e ne potenzierà i motori per rendere più veloci le operazioni: la prima gru sarà pronta fra 7-8 mesi e le successive verranno consegnate a cadenza di tre mesi. L’investimento complessivo è di 14 milioni di euro e permetterà al Sech, grazie anche al pescaggio a filo banchina di
«Abbiamo già avuto – ha spiegato Negri a margine dell’incontro – richieste per far venire a Genova navi da 8.500 teu, ma abbiamo dovuto optare per quelle da 6.500. Per questo, nonostante la crisi, abbiamo deciso di compiere questo sforzo, in modo da essere pronti, fra un anno, ad accogliere navi di capacità superiore agli 8.000 teu». Le gru saranno certificate da Bureau Veritas e non avranno, secondo Negri, problemi di vento, dovuti piuttosto alle cataste di container vuoti.
L’annuncio del rafforzamento delle gru del Sech è una risposta concreta ai temi affrontati nel corso della tavola rotonda. In particolare i relatori hanno cercato di immaginare quali opportunità e quali prospettive avrà l’Italia dello shipping quando i traffici riprenderanno a crescere. Bruno e
Secondo il presidente di Assologistica, Nereo Marcucci, l’Italia ha bisogno di una svolta politica a favore del settore ferroviario merci, che oggi appare congelato: «La politica dell’ad Moretti nei confronti di Trenitalia – ha detto Marcucci – è condivisibile quando concentra i traffici e riduce i costi. Capiamo che il settore cargo era diventato un ramo secco e che perciò venga tagliato, cancellando linee e aumentando drasticamente le tariffe.
Quello che non accettiamo è che Trenitalia, mentre si disimpegni da questo settore, impedisca ai privati di subentrare con i propri servizi». Marcucci punta il dito in particolare con la direttiva emanata quest’estate dal presidente Silvio Berlusconi, che riduce a 71 i nodi intermodali gestiti da Rfi, lasciando gli altri a disposizione di Fs Logistic, col rischio che servano a operazioni immobiliari. Il timore è che vengano utilizzati per fare cassa, mentre Assologistica vorrebbe che fossero affidati ai privati: «Abbiamo bisogno che la politica ferroviaria del governo, che pure ha aspetti positivi, venga accompagnata dal pluralismo».
Anche Luca Sisto, moderatore della tavola rotonda e dirigente di Confitarma, ha invitato il governo a un impegno maggiore per rafforzare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo.
(da: lavvisatoremarittimo.it del