Egregio signor ministro,

 

gli ultimi avvenimenti che hanno caratterizzato il dibattito e le scelte del governo sulla portualità italiana testimoniano una situazione che non ha precedenti negli ultimi anni e definire di “stallo” ci appare un eufemismo. Per di più il tema della riforma della legge n° 84 del 1994 ha subìto uno stop a causa del veto alla previsione dell’autonomia finanziaria delle Autorità portuali.

 

In questo quadro, prendiamo atto con preoccupazione del convegno internazionale “Lo spazio mediterraneo della mobilità”, che si terrà a Trieste in questa settimana, occasione per la presentazione di un “progetto” – partnership pubblico privato, di cui si ignora il livello in dettaglio – per la realizzazione di una grande “piastra logistica” imperniata su consistenti ampliamenti di infrastrutture nei porti di Trieste e Monfalcone e dei collegamenti terrestri che, da quei porti, dovrebbero alimentare flussi di traffico destinati ai mercati dell’Austria, della Germania e dell’Est europeo; convegno patrocinato dal ministero degli Affari Esteri e dal suo Dicastero, sponsorizzato da Unicredit.

Naturalmente non ci preoccupa la ricerca di un rapporto tra pubblico e privato per gli investimenti nei porti e nella logistica, anzi!

 

Ma ricordiamo soprattutto che la legge n° 84/94 prevede, “per iniziativa di maggiore rilevanza”, la possibilità di accordi tra l’Autorità portuale e privati con concessioni di lunga durata in regime di costruzione e gestione.

 

Al di là di tutto questo, che comunque consideriamo rilevante, il progetto che sarà presentato al convegno di Trieste fa nascere diversi interrogativi.

 

Perché un’iniziativa che coinvolge un’importante porto nazionale di fatto ignora il ruolo ed i compiti dell’ente che lo amministra, l’Autorità portuale di Trieste? Possiamo escludere che un’iniziativa che passa sulla testa dell’Authority e salta a piè pari gli strumenti di pianificazione e programmazione del porto e dei collegamenti terrestri (quindi anche delle autonomie locali), non intende riproporre ipotesi di “supercommissari”, analoghi a quelli previsti per le aree di Genova e Trieste in un emendamento predisposto in occasione del “decreto anti-crisi” del luglio scorso, ipotesi che ormai ritenevamo superata dopo il confronto di allora?

 

Ma soprattutto: chi è il titolare di scelte determinanti di politiche di trasporto? Come si coordina un’iniziativa impattante, per rilievo e dimensioni, sull’intero arco dell’Alto Adriatico con un disegno di rivisitazione della L. n° 84/94 che sembra avviarsi verso un vero e proprio “naufragio”?

 

Francesco Nerli, presidente Assoporti

 

(da: lavvisatoremarittimo.it del 04.02.2010)