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Conte: «siamo all’inizio di un nuovo anno dell’era globalizzata, ma Taranto torna indietro»
Il presidente del The International Propeller Club Port of Taras, Michele Conte, lancia un allarme per il declino dell’attività del porto di Taranto, scalo che nei primi undici mesi del 2013 ha registrato una flessione del -22% del volume delle merci movimentate. Conte sottolinea come recenti studi, come quello della società specializzata Jones Lang LaSalle, indichino che il volume dei contenitori trasportati via mare potrebbe raddoppiare da oggi al 2030. «Taranto – ricorda il presidente del Propeller Club – alla fine degli anni ’90 si era assicurata una fetta di questo mercato adeguando rapidamente tra il ’98 e il 2001 (ideazione, appalto, esecuzione e collaudo dei lavori) il Molo Polisettoriale (opera inutilizzata per 20 anni) a terminal contenitori offrendo ad Evergreen (che operava a Gioia Tauro) la possibilità di insediare il proprio terminal di distribuzione del Mediterraneo. Conseguentemente fu ideata e programmata la possibilità che in terreni limitrofi all’area portuale si realizzasse un Distripark e all’interno dell’area portuale, contigua alla rete ferroviaria e al varco stradale merci, una piattaforma logistica al fine di trasformare il traffico di transhipment (passaggio dei contenitori trasportati nelle traversate oceaniche dalle grandi navi -navi madri- a navi più piccole -navi feeder-) per la redistribuzione, con rotte a breve raggio dei contenitori, sempre chiusi e con le merci da lavorare nei porti di destinazione finale. A Taranto 100-150 euro e poca occupazione, a destinazione o nei centri di lavorazione 100-1.500 euro e grande occupazione».
Conte evidenzia come altri porti si stiano attrezzando per rispondere all’attesa crescita dei volumi containerizzati trasportati dalle navi, e lo facciano anche dotandosi di impianti di logistica o incrementandone l’efficienza. «Taranto – rileva – era ed è uno dei pochi porti fuori città e con grandi spazi a disposizione. Ovviamente – precisa Conte – la domanda per impianti logistici varia a seconda della localizzazione e delle caratteristiche di ogni singolo porto e dalla disponibilità di terreni adatti per lo sviluppo. Diverse aziende in Europa e nel mondo stanno pianificando ed intensificando lo sviluppo dei “magazzini-empori” (Distripark) e proprio questo settore può diventare una opportunità per l’immobiliare logistico e per lo sviluppo dell’occupazione ad impatto ambientale quasi zero. A questo punto la domanda sorge spontanea, perché invece a Taranto il traffico dei contenitori è ridotto quasi a zero e il progetto Distripark è diventato un oggetto misterioso di cui “…è meglio che non si parli…”, mentre le spese però proseguono? E – denuncia il presidente del Propeller Club – se non si parla di progetti di sviluppo di che si parla? Se la tanto sbandierata piattaforma portuale pugliese non sarà destinazione di una fetta dei contenitori che girano il mondo si potrà dare l’addio alla crescita dei porti, all’interporto (sì quello pugliese!), all’aeroporto cargo, al trasporto ferroviario e alla logistica in generale e – conclude Conte – se non c’è logistica che futuro ci attende? Siamo all’inizio di un nuovo anno dell’era globalizzata, ma Taranto torna indietro».